Una magica sera d'estate, nella festività della Vergine Assunta, ad Isnello.
Provo a scrivere dalla mia casa in città.
Fuggirmene dal paese è stato una sorta di bisogno. Ogni tanto accade, di voler essere lontani dai luoghi, dalle cose che si amano; come a sospendere in noi, per un poco, il fluire d'un legame di sangue in altro modo inarrestabile. E voler sentirne tuttavia, di questo scorrere, il vuoto, la mancanza; prima che ne si acclami forte il ritorno, tra le vene dei pensieri e del cuore...
Fuggirmene dal paese è stato una sorta di bisogno. Ogni tanto accade, di voler essere lontani dai luoghi, dalle cose che si amano; come a sospendere in noi, per un poco, il fluire d'un legame di sangue in altro modo inarrestabile. E voler sentirne tuttavia, di questo scorrere, il vuoto, la mancanza; prima che ne si acclami forte il ritorno, tra le vene dei pensieri e del cuore...
Nel viaggio di ieri dalle Madonie verso il mare pensavo alla parte dei flicorni in Ave o dolce Regina: a quel disegno in arpeggi un pò troppo tendente all'uguale, al monocorde, che - avvertivo - doveva esser riveduto, in due o tre battute.
Le stesse curve del tragitto in macchina, sul percorso glorioso della Targa Florio, sembravano aiutarmi nell'indicare in qualche modo un più sinuoso e naturale cambiamento al passaggio musicale, risolto infine con semplicità inattesa appena giunto alle porte di Palermo.
Le stesse curve del tragitto in macchina, sul percorso glorioso della Targa Florio, sembravano aiutarmi nell'indicare in qualche modo un più sinuoso e naturale cambiamento al passaggio musicale, risolto infine con semplicità inattesa appena giunto alle porte di Palermo.
Un giorno di onde e di spiaggia, oggi, con Carmen raggiante di sé nel nuotare ormai sull'acqua alta, là dove vanno solo i grandi.
E adesso appunto, riprovare a scrivere tra queste pagine, su una sera d'estate, al mio paese.
Potrebbe non essere facile procedere dentro le parole di un racconto che lasci rivivere appieno il percorso di questa esperienza cosi bella, resa possibile per dono di Dio, innanzitutto; resa vera dall'impegno e dalla passione di tanti, dalla dedizione di una comunità intera verso la propria stessa identità; resa tale dall'anima degli uomini che ci hanno preceduto.
E adesso appunto, riprovare a scrivere tra queste pagine, su una sera d'estate, al mio paese.
Potrebbe non essere facile procedere dentro le parole di un racconto che lasci rivivere appieno il percorso di questa esperienza cosi bella, resa possibile per dono di Dio, innanzitutto; resa vera dall'impegno e dalla passione di tanti, dalla dedizione di una comunità intera verso la propria stessa identità; resa tale dall'anima degli uomini che ci hanno preceduto.
L'idea di ripensare a una fiaccolata o a una processione per l'Assunta in verità l'avevamo carezzata da tempo. Di un simile rito ne abbiamo avuto notizia a tutt'oggi dai vecchi di Isnello, peculiarmente saggi e custodi di memorie e di accadimenti anche assai lontani nel tempo; sempre puntuali e candidamente lieti di esaudirci ogni nostro bisogno di sapere.
L'ultima processione all' Assunta, prima di altre avvenute già secoli addietro, si era fatta ad Isnello nel 1951, successiva alla proclamazione del dogma Munificentissimus Deus da parte di Pio XII.
Avevamo quest'anno, in definitiva, ogni elemento utile per rendere fattibile intorno alla solennità del 15 Agosto un evento che attingesse a piene mani alla religiosità popolare, che vedesse il coinvolgimento della gente in un bel gesto unitario e che tutto fosse posto nelle mani dei tanti fedeli, appassionati, visitatori, sopraggiunti fino a Isnello.
Così è stato.
E' bastato poco per vivere di un momento di poesia felice, con il celeste barlume del cielo che quietamente cedeva alla sera, con i piccoli lumi dei ceri - i coppi - ornati da forme e colori di carta velina, che proiettavano la loro magia tra i vicoli. A portarli, gli uomini e le donne con le insegne dell'Assunta, dentro le loro vesti blu e argento, appena mosse dalla brezza leggera che giungeva da occidente. Parevano un fiume lento, nel loro ridiscendere da quel bianco grembo di pietre gravide ancora di sole, tra gli ultimi avari profumi di rìgano, di spigo, fino a giù verso le case adagiate una ad una al proprio fianco, come un calmo gregge che riposa nella valle. Un andare, un palpitare medesimo di volti, di altere gaiezze. E i fanciulli appresso, teneri, fra lo stridore delle nike ai piedi e le tonache addosso a imitare di angeli, con le loro lanterne variopinte. E i preti, accanto, con le stole d'ori preziosi e le cotte, ricamate al filet. E Alessandro, abitino al petto ed enorme megafono in spalla, puro, gioioso scudiero (o destriero, chissà,) votato al sacrificio...
Dietro ad essi, la piccola vara con la statua lignea della Vergine, un gioiello carpito alla nicchia dell' organo Andrònico in Santa Maria che dopo secoli, ora, ripercorreva l'aria e le vie dell'antica Menzìl, lieta, pàga di questa insolita, e felice fuga dalla sua dimora.
Giusto il tempo di una uscita breve, una sortita da Regina, appunto: dolce, Lei, osservando quella sincera, filiale moltitudine chinare lieve il capo al Suo passaggio...
Non si sa bene cosa fosse, il tutto. Se, come detto, una processione o una fiaccolata o una Frottola ossia l'inno sacro da cantarsi per le strade. Di certo, la scelta di itinerari desueti, fra straduzze remote riconduceva a inattese riscoperte di bagli, salite, cortili, come immersi nel respiro del passato. Mancava quasi soltanto di rincontrare, di là dalla porta di una casa o di una stalla, il suono di voce d'un amico perduto o un sorriso infinito di madre, lassù a una finestra...
Sopra ogni cosa il dire del Vangelo, a frangere di verità l'incanto del silenzio, là innanzi ai piazzali delle molte chiese. E il cantare e il suonare del coro, della banda, ergersi in un unico fiato, in contraddanza alle luci e alle ombre della ridiscesa notte; a consòlo d'un pensiero, d'un bisogno mai raggiunto dalle sole parole.
" Ave, o dolce Regina ..." riprese amatoriali del Prof. Giuseppe Carollo
L'ultima processione all' Assunta, prima di altre avvenute già secoli addietro, si era fatta ad Isnello nel 1951, successiva alla proclamazione del dogma Munificentissimus Deus da parte di Pio XII.
Avevamo quest'anno, in definitiva, ogni elemento utile per rendere fattibile intorno alla solennità del 15 Agosto un evento che attingesse a piene mani alla religiosità popolare, che vedesse il coinvolgimento della gente in un bel gesto unitario e che tutto fosse posto nelle mani dei tanti fedeli, appassionati, visitatori, sopraggiunti fino a Isnello.
Così è stato.
E' bastato poco per vivere di un momento di poesia felice, con il celeste barlume del cielo che quietamente cedeva alla sera, con i piccoli lumi dei ceri - i coppi - ornati da forme e colori di carta velina, che proiettavano la loro magia tra i vicoli. A portarli, gli uomini e le donne con le insegne dell'Assunta, dentro le loro vesti blu e argento, appena mosse dalla brezza leggera che giungeva da occidente. Parevano un fiume lento, nel loro ridiscendere da quel bianco grembo di pietre gravide ancora di sole, tra gli ultimi avari profumi di rìgano, di spigo, fino a giù verso le case adagiate una ad una al proprio fianco, come un calmo gregge che riposa nella valle. Un andare, un palpitare medesimo di volti, di altere gaiezze. E i fanciulli appresso, teneri, fra lo stridore delle nike ai piedi e le tonache addosso a imitare di angeli, con le loro lanterne variopinte. E i preti, accanto, con le stole d'ori preziosi e le cotte, ricamate al filet. E Alessandro, abitino al petto ed enorme megafono in spalla, puro, gioioso scudiero (o destriero, chissà,) votato al sacrificio...
Dietro ad essi, la piccola vara con la statua lignea della Vergine, un gioiello carpito alla nicchia dell' organo Andrònico in Santa Maria che dopo secoli, ora, ripercorreva l'aria e le vie dell'antica Menzìl, lieta, pàga di questa insolita, e felice fuga dalla sua dimora.
Giusto il tempo di una uscita breve, una sortita da Regina, appunto: dolce, Lei, osservando quella sincera, filiale moltitudine chinare lieve il capo al Suo passaggio...
Non si sa bene cosa fosse, il tutto. Se, come detto, una processione o una fiaccolata o una Frottola ossia l'inno sacro da cantarsi per le strade. Di certo, la scelta di itinerari desueti, fra straduzze remote riconduceva a inattese riscoperte di bagli, salite, cortili, come immersi nel respiro del passato. Mancava quasi soltanto di rincontrare, di là dalla porta di una casa o di una stalla, il suono di voce d'un amico perduto o un sorriso infinito di madre, lassù a una finestra...
Sopra ogni cosa il dire del Vangelo, a frangere di verità l'incanto del silenzio, là innanzi ai piazzali delle molte chiese. E il cantare e il suonare del coro, della banda, ergersi in un unico fiato, in contraddanza alle luci e alle ombre della ridiscesa notte; a consòlo d'un pensiero, d'un bisogno mai raggiunto dalle sole parole.
" Ave, o dolce Regina ..." riprese amatoriali del Prof. Giuseppe Carollo
La locandina dell'evento |
I palii e il paese, |
Discesa da S. Maria, al crepuscolo |
L'Assunta in piazza |
Sosta, nella Chiesa dell'Annunziata |
"Ave o dolce Regina .. ... " nella notte |
foto di Giuseppe Cultrara
Rosario Cascio
Rosario Cascio