Ecco per voi questa mia esecuzione al pianoforte di un foglio che mi è molto caro. Ricordo che desideravo presentarlo agli esami di quinto anno, in Conservatorio. Il maestro volle negarmelo, preferendo farmi studiare invece il Rondò Brillante di Weber. Non ci era lecito fiatare, allora, su tali questioni. Pssstt..!
Fui costretto a inghiottire la cicuta di quella litania tediosa e interminabile di arpeggi: un acchiàna e scìnni senza requie, su e giù per la tastiera.
Da allora non suonai mai più un rigo di Weber.
Tanti anni dopo, tornando da Roma dopo l' editing con l'incisione di Schubert, andai a trovare il maestro a casa sua. Mise il ciddì, accese l'amplificatore del suo vecchio Marantz e si sedette sulla poltrona vicino alla finestra. L'Impromptu partì quasi senza chiedere permesso, terminando la sua corsa quattro minuti dopo.
- Certo - mi disse - lo hai fatto bene il... Rondò Brillante di Weber, al quinto... -
Ebbi un moto di sgomento, sembrai non capire. Lui si alzò, mi venne incontro e prese a cingermi le spalle tra le sue mani grandi. Fu il suo primo abbraccio. Il primo di pochi altri.
Li porto tutti con me.