I due concerti del breve tour austriaco nella ST Galluskirche di Bregenz e nella Franziskanerkirche di Salisburgo, luoghi simbolo per la musica corale in Europa.
Bregenz, 26 novembre 2013.
Salisburgo, 27 novembre 2013.
La neve...
E' stata il nostro motto, il leitmotiv costante, già ancora prima di partire; insieme ad un affanno leggero tra gli animi e il timore non tanto vago che il meteo potesse in qualche modo guastare i nostri sogni.
Presi dal dilemma, non sapevamo alla fine se invocarla, o cacciarla via dai pensieri.
Erano in diversi, nel coro, a non averla mai veduta, la neve: soltanto nei cartoons, forse, o nei grandi film delle epopee russe come Anastasia o Doctor Zivago, puntuali, nelle nostre case ad ogni Natale, con i loro paesaggi di tàighe sperdute, a ricantare la poetica e il calore dei sentimenti.
Già a Verona, appena discesi dall'aereo, l'anfiteatro delle Dolomiti coperte di bianco, di là dall'Adige e dal Garda ci offriva la sua prima scena di luce, il suo bagliore terso come di quinta illuminata.
Il pullman con Luca era lì ad attenderci, per quel viaggio oltre le Alpi così voluto e carezzato; sospinto dal desiderio di poter essere con la nostra musica negli stessi luoghi di Mozart e di Schubert, nelle stesse incantevoli chiese dei grandi festival corali e strumentali.
Sopratutto, come altre volte accaduto in passato, ci piaceva tornare a respirare l' aria e il clima di quella classicità mitteleuropea custodita da sempre con tanta cura e amore dalle genti di quelle città, come proprio esempio ineludibile, come elemento e cromosoma della propria stessa cultura.
Nevicava leggero, al Brennero: in piccole, illusorie stelle evanescenti, che andavano a stamparsi e poi a sparire sulla finestra del grande parabrezza, rischiarato ogni tanto dall'aria calda che risaliva dal motore. Cinque ore di tragitto filato fino a Bregenz, con il solo intermezzo d' una squisita zuppa di porri nella sosta a Bressanone.
Il risveglio sul lago di Costanza era del colore che sappiamo: d'una coltre candida, appena adagiata sulle grondaie delle case, sui tetti delle automobili, in cima ai lampioni ancora accesi nonostante il mattino.
Un salto alla ST. Gallus PfarrKirche, il luogo dell'esibizione, prima di mezzogiorno. Il tempo di scorgere, lì, qualche foto, qualche brochure: i Wiener Sinphoniker, il coro della Parrocchia e del Voralberg tutti insieme ad eseguire le Messe di Haydn, per il Festival di quell'anno...
Poi, al tardo pomeriggio, il Concerto. Con la gente festosa ad applaudirci in piedi, dopo il lungo silenzio di un ora, mai a interrompere un brano con l'altro. Una disciplina d'ascolto severa, prélude alla vera gioia del saluto conclusivo.
Poi, al tardo pomeriggio, il Concerto. Con la gente festosa ad applaudirci in piedi, dopo il lungo silenzio di un ora, mai a interrompere un brano con l'altro. Una disciplina d'ascolto severa, prélude alla vera gioia del saluto conclusivo.
All'uscita dalla chiesa nevicava fitto sulle felpe, sugli argenti delle divise, sulle ballerine delle ragazze, dentro i sorrisi stupefatti di ciascuno e i fiocchi, nella loro danza impalpabile, s'adagiavano come in lievi magie sui vetri degli occhiali, tra le pieghe dei capelli: bellissimi chignon dell' effimero, tra il tempo assai breve e infinito del ritorno...
A mezzogiorno, eccola, innanzi ai nostri occhi: la Patria del genio. Il germe, la dimora, la prima linfa della sua arte, della scrittura del perfetto, della pura, ineffabile umanità del suo creare. Il piccolo Wolfgang, che da qui partiva o vi ritornava dal suo peregrinare per le corti d'Europa, con le mani aggrappate al bavero del padre...
Dopo il pranzo non c'è stato alcun tempo per il riposo in albergo; subito in divisa per le prove verso il centro storico di Salzburg e, nel suo cuore, la splendida, slanciata guglia delle Franziskaner kirche.
Entrandovi, la severità e l'imponenza del gotico sembrava quasi accrescere in noi, un senso di timorosa, reale apprensione, unita di sicuro anche all'ansia per il divenire del concerto. Giunti però ai ripiani dell'altare, intorno a quella schiera di colonne barocche e ai trionfi dorati di spere, nuvole, putti, qualcosa ha finito lì per lì per riscaldarci, non so come, e renderci in pochi attimi più febbrili e reattivi.
Scaldarci...
Beh, in effetti, il termometro faceva meno 4 gradi, poco dopo, durante la breve e irrinunciabile visita ai deliziosi mercatini di Natale, su dalla Siegmund Haffner fino alla Domplaz. Una sensazione di freddo implacabile, tagliente, appena mitigata dalle braci fumose dei Bratwurstel e dai pentoloni in rame con l'acre odore del vino bollente.
Mancava davvero poco al concerto. Ma i ragazzi erano ancora lì, come innocenti e incantati Lucignoli, fra lo stupore di quelle casette di legno, tra il fiabesco avvicendarsi di renne argentate, tra cavalli e slitte di cristallo. Un paese dei balocchi da cui era tanto amaro dover ripartirsene...
I primi vocalizzi nella sala prove erano roba da attanagliare chiunque. Con le ugole del tutto impietrite per il gelo e solo quindici minuti all'esecuzione. Non ricordavo in quel momento chi fosse il santo patrono di Salisburgo, per chiedergli aiuto. Me ne inventai due: San Demeter Friggher e Sancta Hilde Baunkam, maschio e femmina. Mi è rimasta una promessa verso di loro, per grazia ricevuta; consistente in viaggio scalzo per Montepellegrino, a mezzogiorno, il prossimo Ferragosto...
Le Voci Bianche erano già a posto, cinque minuti prima di iniziare.
E' mia abitudine non parlare della musica che abbiamo fatto. Mi piacerà soltanto postare prima possibile qualche breve video in queste pagine, a ricordo di quella sera indimenticabile.
Sapevamo di quel compito difficile; vissuto nella commozione d'essere tra gli stessi gradini calpestati dai Tomaner di Lipsia, dal Tolzer Knabenchoir; nello stesso transetto in cui oltre cinquanta messe del repertorio classico vengono eseguite ogni anno dal Chor e dall' Orchestra in residence della Franziskaner e dai cori di tutto il mondo. Il segno di una cultura di secoli, di una tradizione viva, incancellabile, pulsante, che scorre nelle vene dei salisburghesi come le amate acque della Salzach che vanno e fendono il cuore della città recandosi poi in chissà quale mare lontano...
L'indomani, di primo mattino, a piedi, forse il momento più bello, di là dal cantare. Ci spettava vedere la casa di Mozart, nella Getreidestrasse. Un cunicolo di scale povere, ripide, levigate dal tempo; fino a quelle piccole stanze, semplicemente adorne di risapute e sempiterne cose: i ritratti di Wolfgang e Nannerl, gli autografi del Rondò/Allegretto, la spinetta, i bozzetti del Zauberflote.
Da ciò, da questi tattili ricordi ci è piaciuto molto, tra quei muri, esser cullati dalla presenza e dal respiro della Storia, il poterne toccare con mano le mille, docili verità minime: la vita di un uomo e il suo dipanarsi in racconto, innanzi ai nostri occhi. Non avevamo che restare attoniti, davanti a tale meraviglia. Tuttavia nulla, nulla ci è apparso così bello in quei momenti, quanto le note dell' Ach, Ich Fuhl's, l' aria di Pamina, che da una finestra socchiusa, risaliva in effluvio dolce fino a lì, dal piano della strada.
Luca intanto ci aspettava con il suo autobus, di là dal ponte, per il lungo viaggio a ritroso tra i giganti delle Alpi, per un ultima fermata al Rosenberger, il ristorante di Innsbruck a poche miglia dal confine. Il tempo di una corroborante goulash-suppe e di un sublime strudel di mele. Per ultima, una granita di agrumi, fatta da me per Carmen. Con arance, zucchero e neve...
Un viaggio indimenticabile, il nostro. Così come indimenticabile è stato, per noi, aver potuto prendere coscienza del rispetto, della dignità, del riguardo di cui godono la musica e gli artisti, da queste parti.
Un rispetto silenzioso, esplicato anche nei gesti o negli sguardi più semplici. Anche dentro una o due sole parole. Musiker, schone...
Per tali e ad altre ragioni va qui il nostro grazie, dulcis in fundo, a chi ha avuto la virtù di rendere possibile questa esperienza felice. E più precisamente:
la dottoressa Irene Salcher Cillari, Console d'Austria a Palermo per la sua straordinaria gentilezza e disponibilità;
il Dott.Christhof Meran, direttore del Forum Austriaco di Cultura, a Roma e della sua segretaria Margit Hirschegger, per il complesso lavoro di raccordo compiuto;
il Maestro Elgar Odo Polzer, organista, kappellmaster della Pfarrkirche, protagonista dell' Internationelle Festpiele di Bregenz e di sua moglie Elizabeth, per il loro decisivo ed entusiastico apporto alla realizzazione del primo concerto;
il Conte Siegmund Kuenburg, autentica anima ideatrice del Concerto di Salisburgo, per ogni sua insostituibile, amorevole cura ed attenzione;
Il Pater Alezander Puchberger, priore della Franziskaner Kirke, per il suo contributo fattivo e determinante in favore dell'evento;
il Maestro Gerhard Pferer, organista e Kappelmasteir, per l' affettuosa collaborazione logistica e musicale;
la pianista Manuela Giardina, talentuosa musicista del Conservatorio di Palermo e del Mozarteum di Salisburgo, per la sensibilità e l'aiuto effettivo mostrato in preparazione alla serata.
il Maestro Elgar Odo Polzer, organista, kappellmaster della Pfarrkirche, protagonista dell' Internationelle Festpiele di Bregenz e di sua moglie Elizabeth, per il loro decisivo ed entusiastico apporto alla realizzazione del primo concerto;
il Conte Siegmund Kuenburg, autentica anima ideatrice del Concerto di Salisburgo, per ogni sua insostituibile, amorevole cura ed attenzione;
Il Pater Alezander Puchberger, priore della Franziskaner Kirke, per il suo contributo fattivo e determinante in favore dell'evento;
il Maestro Gerhard Pferer, organista e Kappelmasteir, per l' affettuosa collaborazione logistica e musicale;
la pianista Manuela Giardina, talentuosa musicista del Conservatorio di Palermo e del Mozarteum di Salisburgo, per la sensibilità e l'aiuto effettivo mostrato in preparazione alla serata.
Le Voci Bianche del Conservatorio nella casa natale di Mozart |
La città innevata, al mattino |
Nella Brauhaus, dopo il concerto |
La Salzach e la città |
Salzburg, notturna |
Giovanni DI Giandomenico: Magnificat anima mea |
Una "dolce" esecuzione con i Mozart Kugelns |