Una poesia per voi. Un'anafora dolce.
Buona lettura.
Quante cose tu sei …
Riconosco in
te
la poesia
che vive.
La tua
poesia
snudata in un suono, in un libro, in un
mattino.
Riconosco in
te
l’essenza
d’oro delle labbra
quando parli
e mi cerchi,
lì, tra pensieri di rive notturne,
tra i campi gravidi del cuore.
Riconosco in
te
l’attesa che fa diverso il tempo
tra questa
linfa pura, lontana
che invoca i tuoi approdi
che sa
del tuo tremante
arcobaleno.
Riconoscere
in te
le mete
le memorie dell’autunno.
Quel borgo
(ricordi?).
Quel muro di grilli e silenzi
(ricordi?).
Quel muro di grilli e silenzi
Quel paradiso
scarno.
E lì il tuo
pudore
a smarrirsi tra gli ulivi
a voce
leggera
verso l’
infinito.
Riconosco in
te
il bisogno
ed il gesto
il cui fine
sei tu.
La vivida manna d’un abbraccio
e, sulla
bocca
il rìvolo
sanguigno di un granato.
Riconoscere
in te
quante cose
tu sei.
Quando
m’arrivi dal viaggio
delle ore distanti,
tra l’ardire
d’ogni tenerezza
e il rapsodo andare
dei tuoi
tratti.
E la libertà
poi.
La tua.
Come musica
assorta
di cadenze
di rubati
come sospesi
essi
tra l’ardua
misura del vivere.
Riconosco in
te
la primavera,
le parole.
Due sillabe
minime
a scaldare
gli istanti
per cui
vivo.
E poi
al vederti,
l’espandersi
di vene
in un canto
vermiglio.
A placarmi
amore
la vastità d’ogni
sete.
Riconoscere poi in te
quel sole che annega all' orizzonte
e la mia
rotta
a quella
linea d’ azzurro e di acque,
E
trovarvi
la tua febbre
laggiù come perduta
tra i sussulti del maestrale.
In uno
strenuo morire di carezze...
Riconoscere
in te
quella
strada di neve.
Il fuggire ansante
fino a casa.
E il bisogno
di noi in un intimo sorso.
Dentro al
grembo felice
d’ogni
attimo.
Riconoscere
in te
la poesia
che qui si ferma.
Prima che si scriva il cammino di domani.
Qui, mentre
giacciono a me accanto
le tue
vesti.
In questo
muoversi d’aria
di me, di
noi.
Questa
poesia…
Questa
poesia
che viene al
mondo.
Che
riconosco
in te.