martedì 13 aprile 2021

UN MOMENTO IMPORTANTE PER IL CONSERVATORIO ALESSANDRO SCARLATTI DI PALERMO: Al via i nuovi corsi di formazione iniziale.



Miei personali cenni sui percorsi della formazione musicale primaria in Italia.






La prossima attivazione dei Corsi di Formazione Iniziale operata autonomamente  dal Conservatorio Scarlatti di Palermo nell' ambito della propria offerta didattica, rappresenta un importante cambio di passo nella vita musicale della città e del suo territorio. Ancor più, suggella il recupero di un suo basilare ed essenziale valore storico. È certamente un momento atteso da tanto e da tanti: una scelta felice, dalle luminose prospettive, da parte del nostro Direttore, del Presidente, dal Consiglio Accademico, ed Amministrativo,  volta a rimediare ad un grande vuoto istituzionale ancora in atto nel percorso della formazione musicale in Italia.


Rimango a tutt' oggi tristemente meravigliato e attonito innanzi al cupo, nazionale silenzio perpetrato per anni interi, seguìto ai tanti punti oscuri della Riforma e della Legge 508 del 1999, già lontana ormai di oltre quattro lustri. Una riforma che, pur con i suoi meriti volti a una più intensa culturizzazione ed europeizzazione degli studi, poco alla volta  riuscì nel tempo  ad azzerare, a demolire, a privare  una preziosa, consolidata tradizione di secoli del suo elemento più essenziale, profondo, e delicato: l' alta offerta musicale in favore dei piccoli, dei giovanissimi.

Si rivelò, questa, una italica  cecità di rilevante e di poco perdonabile misura, un' azione svenduta a vantaggio di incerte ma ben altre allettanti chimere, di vacui richiami di sirene  poi rivelatisi tali: quelli della identificazione, per i Conservatori, ad un ruolo prettamente, unicamente universitario, (peraltro sempre svolto in passato, nella sua sostanza) e proseguito nelle azioni e nei fatti ma, a tutt' oggi, incompiuto in certi  suoi non risolti elementi fondamentali, di carattere economico e giuridico.

I corsi di base, ossia quelli dedicati ai piccoli studenti,  inaugurati presso i Conservatori parallelamente alla riforma del 1999 si inoltrarono verso il  limbo di una loro dimensione sempre più incolore, e finirono, di conseguenza, per risultare persino privi di una loro valenza e dimensione ordinamentale  all' interno delle proprie  stesse Istituzioni. A seguito di tali cambiamenti,  le prime grandi e gioiose cattedrali della musica ad essere smantellate furono le storiche Scuole Medie annesse ai Conservatori: strutture dai proponimenti  e dagli esiti virtuosi nei loro aspetti di crescita umana e formativa per generazioni di futuri musicisti.


Tra quelle stanze, l' interagire dei Maestri con i docenti delle materie umanistiche e scientifiche, aveva portato con naturalezza  gli uni e gli altri, per quasi cinquant' anni, a un percorso comune di peculiare e specifica unicità, tutta  a vantaggio dei giovanissimi allievi. Le nuove scuole medie ad indirizzo musicale, rese attive nel frattempo, avevano mosso, intanto, contemporaneamente i loro primi passi: erano parte di un percorso innovativo di decisiva entità. Non riuscirono tuttavia, per scarsa rilevanza ideativa da parte dello Stato, ancorché per generate e irrisolte problematiche di sostanza negli intendimenti, a sostituire e ricolmare l' entità e l' efficace dimensione delle appena dismesse scuole annesse ai Conservatori. Ciò non certamente  per disvalore degli  insegnanti chiamati a svolgerne il proprio rilevante, delicato e costante ruolo educativo, quanto invece per un non chiaro mandato ad essi rivolto, in fatto di collocazione caratterizzante, di programmi e obiettivi volti a preparare, già da presto, il musicista, lo strumentista di domani.





Dentro tali contesti, si pone, al contempo, l' attivazione dei Licei Musicali, finalmente  portata a compimento negli anni successivi. L' apporto di autorevole e determinata valenza formativa, da parte di questa nuova  e importantissima realtà chiamata operare nel segno della musica, svela da subito le sue potenzialità e gli assai considerevoli meriti di continuazione formativa ma mette in luce una risvelata precarietà di elementi,  riconducibili, (di là dalle non poche ombre governative iniziali sul reclutamento) prevalentemente alle irrisolte tematiche legate al deficit della formazione musicale iniziale nel nostro paese, oggetto qui delle nostre riflessioni. Basterebbe, oggi, fare un piccolo giro anche virtuale per il mondo per comprendere quanto poco l'Italia abbia fatto e continui a fare per la musica. E quanto invece altri paesi abbiano realizzato sistemi di sviluppo di grande e invidiato spessore, parametralmente più efficaci. E quanto da noi non esistano quasi del tutto, nonostante i decreti già promulgati,  strutture statali volte ad avviare i nostri figli delle scuole primarie al serio studio di uno strumento. Non è difficile, infatti, rilevare quanto non ci siano, ad esempio, precisi e strategici Istituti pubblici di riferimento, nelle città e nelle provincie pronti ad accogliere e a coltivare il talento dei piccoli. Nulla o poco più, su questo necessario orizzonte; soltanto sparute iniziative qua o là da parte di pochi, illuminati, singoli dirigenti scolastici, o private associazioni in tal senso. Eppure potrebbe esser bastevole un semplice protocollo di intesa tra un Conservatorio e una scuola pubblica per rendere possibile tutto ciò, onde poter schiudere ed alimentare meccanismi dagli esiti di sicuro più luminosi. Solo assai raramente ciò avviene. Si tratta di piccole oasi nel deserto, di taluni sprazzi di funzionalità, adoprati in non molti  casi.  Nulla di organico o sistematico: manca, all' Italia, una semplice visione di capillarità formativa, in nome della musica, per gli studi di base. Un atto, un' azione necessaria di cui tutti abbiamo bisogno. Certamente  nell' arco di questi 20 anni, ci siamo imbattuti, in tal senso, dentro a un grande scollamento, ad una pregnante mancanza di dialogo fra le varie Istituzioni scolastiche  atte a formare i musicisti dell' avvenire: soltanto limitate occasioni di fattiva collaborazione, di carattere didattico o di natura artistica. Una speranza di sinergia perduta che avrebbe recato, invece, nuova linfa ed opportunità di interazioni esemplari. Pensiamo ad eventi  musicali in comune, a inter - masterclass, a stage, a open day programmati insieme, per i ragazzi delle scuole a indirizzo musicale, dei licei musicali, dei Conservatori. Pensiamo a delle semplici task force che, da semplici test attitudinali  vadano a cercare i nuovi Vengerov, Kissin, Trifonov di domani, di sicuro nascosti nelle nostre scuole dell' infanzia onde schiudere ad essi la conoscenza, il dono, il ridente viaggio dentro al mondo musicale. Abbiamo davvero assistito assai poco al rilievo di tali segni. A questo punto c'è da chiedersi chi si sia assunto, in questi ultimi anni, l' alta  responsabilità istituzionale di preparare i giovanissimi talenti alla carriera, e, maggiormente, chi si sia curato di adottarli, nutrirli, plasmarne la bravura, attraverso un articolato insieme creativo da risultare  severo, attento e rigoroso; chi si sia reso non felice autore di questa regìa negata. Possiamo  serenamente e quietamente pensare che l' amore, la dedizione di tanti valenti maestri impegnati a seguire i piccoli e gli adolescenti delle predette  scuole a indirizzo musicale, dei licei musicali, dei conservatori, abbia comunque con forza e ugualmente portato avanti la propria missione, nonostante i limiti evidenti e le grandi lacune del sistema musica, in questo settore.

Parallelamente a ciò si è assistito, in Italia, in anni recenti, di pari passo, al contemporaneo ampliamento della prima offerta formativa musicale da parte di altre strutture alternative a quelle statali, a vari livelli. Tra di esse, le grandi scuole private internazionali, gli Enti lirico sinfonici, e ad altre prestigiose realtà di pari livello.Tutto ciò ha costituito senz' altro un elemento di straordinaria vivacità e arricchimento culturale, per la nostra società. Ma il rimaner fuori, da parte dei Conservatori, da ciò che da sempre ha costituito il fulcro e l'essenza della propria identità, il distaccarsi cioè di fatto, essi, dalla crescita musicale  delle giovanissime generazioni, e al contempo  veder come sottratta o limitata  la linfa stessa della propria ragion d' essere, ci è parso sinceramente un fatto piuttosto grave. Ciò al punto da essere  secondarizzati dentro allo  stesso proprio valore idiomatico consolidatisi tra le sfere del tempo. Un volteggiante balletto, questo. Un  ingiusto scambio di ruoli passato tristemente sotto silenzio

L' odierna  iniziativa del Conservatorio di Palermo legata ad un' alta formazione primaria degli studi musicali è un' occasione, quindi, abbiamo detto, di luminose prospettive che può condurre a nuove ed assurte alleanze di progetti creativi; una simbiosi di attenzione, di riappassionato interesse verso un più terso, contraddistinto avvenire per i nostri ragazzi.

Vorrei porre, in ordine a questo, il pensiero a possibili maggiori sinergie  tra il nostro Conservatorio con una o più  individuate scuole elementari della città o di luoghi accanto, al fine di prevedere  una maggiore e mirata coesione simbiotica  degli studi musicali con quelli contemperati  nella scuola dell' obbligo, che possa dialogare e attivarsi in un gioco più avvincente di argomenti e conoscenze. Il tutto, per tale tragitto, smussando anacronistici concetti di estraneità, lontananza e poca compatibilità con gli stessi interessi artistici degli alunni.

In tante parti dell' Europa e del mondo ciò continua ad avvenire. Pensiamo alle straordinarie realtà delle orchestre dei piccoli in Sud America, o a quelle corali in Germania, Austria o Inghilterra, per non parlare  della Cina, della Corea.

Da queste considerazioni, saremmo ben lieti di osservare una mutazione di rotta, un più lungimirante  cambio di tendenza  riguardo alla fascia di formazione dei giovanissimi che prelude ai corsi accademici.

Ciò lo si è già percepito  attraverso l'istituzione tre anni or sono, nel 2018, in tutti i Conservatori italiani,  dei corsi propedeutici riservati ad allievi di tutti gli strumenti  dai 14 anni in su, in preparazione, appunto, ai trienni ordinamentali.

Una scelta, questa, che assume una valenza sicuramente assai lodevole ma, a nostro parere, non priva tuttavia di talune criticità, in merito alle quali ci siamo già soffermati in passato. Secondo il decreto del MIUR, la durata di tali corsi nei Conservatori si è rilevata  limitata ai  tre anni, quando invece,  ad esempio, per l' Accademia Nazionale di Danza è stata fissata,  riteniamo più ragionevolmente, in otto anni. Sarebbe stato un passo, pensiamo, di più radicale entità per l' Italia, nel recuperare il suo atavico essere indietro nell' organizzazione degli studi musicali a vantaggio dei piccoli studenti, presso le nostre pubbliche Istituzioni. In merito a ciò ci siamo espressi ed esposti più volte, negli anni, con passione sincera, nell' auspicio e in favore di un più deciso cambiamento delle cose. 


A conclusione di queste brevi analisi sul dipanarsi delle vicende della prima formazione musicale nei nostri Conservatori  e sulle tante esperienze ivi correlate, vorrei qui riportare, tra l'altro, i segni di un mio breve scritto di diversi anni fa - esattamente del 26 settembre 2015 - che svela quanto sia sempre stato vivo ed accorato nel corso di tanti decenni,  il bisogno dell' accostarsi a tali tematiche. Una necessità forte, di intravederne di esse una sempre maggiore luce, come quella che riprende a riapparire, oggi, gravida di nuove lucenti speranze, tra le stanze del nostro amato luogo,  l' Alessandro Scarlatti, ex Vincenzo Bellini di Palermo.

" ...Di certo, la formazione musicale di base, quella dei giovanissimi studenti impegnati in un percorso con obiettivi di alta formazione, non potrà privarsi, in tempi brevi, dell' apporto, della storica ultra decennale esperienza delle nostre Istituzioni di Alta Cultura.

Non ci sarà difficile formulare, per gli allievi aspiranti musicisti di giovanissima età,  un percorso formativo di grande profilo che guardi e prepari al mondo delle attività dei concerti, delle rassegne, dei concorsi, di tutto ciò compone il valore della musica eseguita,  attraverso la sguardo di una professionalità autentica, non ammiccante, tesa a preparare i musicisti del futuro.

È  una sfida e un proponimento che ci sentiamo di raccogliere in pieno.

Tra i nostri valenti allievi dei Corsi Accademici sono anche e soprattutto i giovanissimi, quelli che a tutt' oggi recano particolare lustro  alla nostra Istituzione; segno, questo, dell' ineludibile e  dell' imprescindibile funzione dei Conservatori italiani in favore della grande musica. Prepariamoci dunque a ridisegnare un rinnovato itinerario formativo che miri ancor di più all' eccellenza, attraverso una finalmente più multiforme e ariosa collaborazione e interazione con le Scuole Medie a Indirizzo Musicale, con i Licei, con le Scuole Private, al fine di individuare quelle personalità, tra i  ragazzi della nostra città e del territorio,  che acclamino a un itinerario di crescita tecno - interpretativa ad essi dovuto. Un avvenire a loro dovuto e non a loro disperso; un futuro per essi cercato e non abbandonato;  un domani, per ciascuno, pensato, carezzato e non tristemente disatteso

Ne verrebbe fuori il dipanarsi di un  viaggio virtuoso, dentro il Conservatorio;  un viaggio che riveli una ancor più armonica, organica intesa fra musicisti di strumento di voci, di storici, di teorici;  senza grevità di percorsi, ingorghi di tempi, di ore, di lezioni che uccidano, di fatto, lo studio della  musica e ne snaturino e offendano la sacralità, l' entità, il valore e il rigore. Questo vorremmo, e non altro. Servire tutti insieme la musica, continuare a spartirla con i nostri ragazzi. Semplicemente. Come abbiamo sempre fatto e come seguiteremo a fare.Perché lo abbiamo scelto. Perché è il senso stesso e il fine della nostra vita…."