sabato 23 giugno 2012

Sandro Russo, in ritorno da New York, nel 3° Concerto di Beethoven con l'Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Palermo.

Straordinaria kermesse  di virtuosi nell'integrale dei concerti beethoveniani  con Orchestra del  Conservatorio di Palermo.    

MANUELA GIARDINA, ALESSANDRA MACELLARO LA FRANCA, SANDRO RUSSO, SALVATORE MONZO,   DAVIDE CIRRITO, con FEDERICA ROCCA (vl)   e ADRIANO FAZIO (v.cello)

Tre serate di grande spessore, con alcuni tra i maggiori talenti scaturiti dalle scuole pianistiche del nostro Conservatorio hanno esemplarmente  animato nei giorni scorsi, come  una  fresca ventata di luce,  la vita musicale della nostra città. Segno, questo, dell'  entità artistica e del valore, da sempre,  della nostra Istituzione,  capace di proporre  per  questa  occasione   il felice avvicendarsi d'un parterre di giovani interpreti, tutti bravissimi, venuti in Sala Scarlatti ciascuno con la consapevolezza di una già ben nitida identità creativa, e con il bagaglio dei propri avvincenti percorsi compiuti.
Tra il diario a volte un po' intimo di questo blog, la coincidenza lieta del 3° Concerto beethoveniano ad opera di Sandro Russo offrirebbe l'affettuoso input per scrivere qualcosa di lui a quasi vent'anni, tra non molto (!), dal suo vecchio, glorioso diploma. A cominciare proprio dalla foto/icona quassù  che lo ritrae mentre raccoglie con i compagni  l'acquietante tributo degli applausi, al termine di un Hommage à Liszt,  culminato con la sua nitida, travolgente lettura del Mephisto Walzer.
Stasera, complice forse l'implacato scirocco di giugno mi va poco di scrivere.
Ma sì!  Basta poter rimandarvi al suo sito http://www.sandrorussopianist.com/: rimandarvi alle  pagine di youtube, dove dimora la sua musica. Tanta. Preziosa;
segno del suo pensiero, della sua fervida visione del nuovo;  del coraggio e della volontà delle sue scelte; della sua forza di andarsene, (NY), nella città dei grandi e poter scorgere il suo nome, quando accade,  sulle vetrine della Carnegie o della Steinway Hall e in quel luogo magari poter misurare  l'orgoglio di quella solitudine  cara agli artisti,  di contro, tante volte, al chiasso delle pochezze.
E poi della dignità  del suo essere free lance,  musicista tout court,  dove  l'utile per vivere giunge  dalla pura, forte, sola nudità d' ogni suono e da null'altro.
E ancora della sua cultura, forgiata tra il bilico di ogni esperienza; o della nostalgia, chissà per una una giàcola di grilli, là sotto, tra le sponde magre del fiume vicino al suo paese...
Ascoltatelo, Sandro. Seguitelo nei suoi viaggi, tra il  navigare del web: Ave Maria, Islamey, Fruhlingnacht,  con il loro fraseggio danzante, e lo stile di un tocco come misurato, rarefatto, reso saggio dal tempo, dal lavoro;  posto al servizio di chi sa, di chi ama.
Poi adottatelo, Sandro, se volete, anche soltanto dentro voi stessi, facendo vostre anche  quelle poche note di lui  che potranno non piacervi. Di certo riuscirà a sentire la vostra presenza, condotta dall'alito del vento, là,  tra le rischiarate notti di Manhattan.



Sandro Russo