Bastasse, qui, la tua voce;
dal lacero, lontano ferire dei silenzi.
Dai rami nudi
di quel tempo senza te.
Quanto bastasse, questa voce,
tra i mille denari spesi in me,
dal cuore,
a riportarmi, qui, allora,
l'avuto adagio della tua bellezza.
E come, la tua voce
mutasse il passo di un pensiero;
a un poetare
di fuochi nella sera;
di trepide scene, accorse al tuo petto,
la' pervadersi,
d' un canone infinito.
Quella tua voce
che entrava sulle cose,
dentro a parole mai vedute.
E per questo
di dolce, magnanima luce.
E quanto erano
le notti,
in sembianze scritte sulle labbra;
come pagine, là,
in tasca ai viandanti,
da cui mai
separarsi.
Tu,
mio dolce suono cercato;
in quest' aria che spoglia l'inverno
in quest' oboe qui
d'aride canne
che muove al suo vibrare.
Mio acceso grido
che si converte di creta felice,
di materia in vita,
che tu sei.
Mentre volgi e schiudi,
l' arduo forziere
degli andati giorni,
dei segreti:
ciò che vi sia dentro,
per me,
al tepore di un germe,
o in sigillo.
Cosi' che possa
in ogni quando,
tu, o sempre,
recarmi l'amore.
(a.s. dicembre 2023)