Non lo scorderò, quel meccanico di Santa Caterina Villarmosa, paese remoto del nostro entroterra: la pura gentilezza trasparsa nei suoi occhi, innanzi al chiedergli, con ansia, l'uso di un wc del suo garage per la nostra Pinuccia delle voci bianche.
Eh sí: c'era proprio una pipì incombente da risolvere, in quel momento, trattenuta a lungo, dopo mille curve su quell' autobus.
Un viaggio di cinque ore, tra fango, pozzanghere e trazzere pre-guerra, percorse e invase da tir, porsche fiammanti e motozappe.
E' una Sicilia pietosa, disfatta, disumana, quella delle sue strade; una Sicilia indegna dei suoi stessi segni di bellezza; a rendere periglioso e improbo il nostro animato tragitto verso la musica e i luoghi del barocco.
Scorgiamo un freddo e sferzato azzurro ad accoglierci, a Modica. Un sole ad accecare il biancore delle molte pietre, pervase dai muschi vermigli di dicembre, linde e ammantate come nugoli di dee silenziose, sparse per valli, cave, calcari.
E' una città, per chi vi scrive, di ricordi e giovinezze; di concerti nel vecchio teatro con le sedie di ferro, di tremori di cuore lasciati a un incanto di ragazza, la', nei sestieri da Àliga a Canicarào, il cui solo sorriso valeva, ogni volta, gli stenti e le perizie d'un giungere lontano...
L' essere stati li', negli anni, dava come il sapore di un ritorno, atteso e cercato.
Questa volta, dopo le calde, ambrate meraviglie delle chiese di San Giorgio e di San Pietro, un altro gioiello d'altrettanta luce, stava li' ad attenderci: Santa Maria di Betlem, con il suo presepio, il più bello dell' Isola e i suoi pastori di povere vesti, pittati di azoli di luce; recanti i segni d' una pur dura e serbata civiltà di campi, di lavoro, di montagne.
Forse, si può essere proprio felici in quei luoghi, al mischiarsi dei vocalizzi col Natale; delle armonie con le greggi; di suoni svelati con la tenerezza e un bisogno di pace, tra le labbra.
Potremmo e vorremmo raccontare tanto, di queste sere negli Iblei.
Del nostro O Tannebaum in hotel al mattino; tra cassate e pandori, con l' albergatore in festa, lì per lì convertitosi in ebbro impresario di teatro...
Oppure del pranzo dalle monache, con le lasagne squaglienti nel palato, e il concerto privèe nella loro cappelletta, a ricordarci che la musica è grande, soprattutto, tra il fiato delle poche cose.
Certo, il calore delle chiese ricolme è stato una manna assai dolce, per tanti. Come un miele di carrubo; come la stessa carezza d' un fiume, o di un' acqua che arriva e ti disseta.
Tra il tutto, la quiete d' aver servito il lavoro che ci è caro e il pensiero, a notte, d' uno spiraglio nuovo, da percorrere e varcare, in dono a noi stessi, di contro alla china del tempo, alle sue ombre o nuvole, ora grevi o leggere, la' apparse o sparite, nel mattino.
❤️
.
Dedico queste brevi note ad Anna Spoto, di Associazione Mozart Italia, ai suoi amici e a quanti l' anno aiutata a rendere possibile, quest'anno, la nostra presenza a Modica e a Ragusa.
Maria Monisteri, assessore Modica, Antonio Maria Forgione, parroco Modica.
Giuseppe Burrafato, parroco Ragusa.
Antonella Monaca, Michela Rossino, Maria Poidomani, Rita Mazzotta, Sonia Nicastro, di A.M.I. Modica.
Suorine del Sacro Cuore, Ragusa.
Giuseppe Bono, direttore Hotel Borgo Don Chichotte
Andrea Iran, Antonino Giurdanella, fotografi.
A.S.