Il sentirsi lontani da tante strade...
L' immensa nave dell' Hilton " The Squaire" all'aeroporto di Francoforte, la più bella architettura moderna di Germania, sembrava darci il benvenuto, al mattino del due maggio. Il tempo era bello, quasi come l'avevamo lasciato in Sicilia. Giusta l'attesa di riprenderci i bagagli, con l'uguale ansia che tutto fosse a posto. E via, verso il nord.
La valle del Meno, già alle nostre spalle, dava subito spazio alle foreste del Vogelsberg, lucenti di primavera, interrotte qua e là da piccoli villaggi con i tetti rossi, spioventi come lame, che parevano usciti dai disegni di un bambino.
Il grigio, ininterrotto fiume dell'autostrada ci dava il segno di una vitalità commerciale ormai desueta, da noi. Tir, pullman, automobili con le targhe di mezz' Europa, dalla Danimarca all' Albania, viaggiavano fitti e ordinati nelle due direzioni, con le loro mete da raggiungere. Anche noi, con la nostra musica, verso il Festival, verso Halle e Lipsia;
soltanto una fitta leggera, in qualcuno, ogni tanto, nel leggere i cartelli di uscita: Bayreuth, Eisenach, Weimar...
Qualche ora di tragitto, fino alle cinque, fino alla città di Handel.
Una cena fredda alla tedesca (in tutti i sensi!) ci aspettava all' albergo; con salumi, pane nero di segale e cetrioli, in contrappunto quasi al fibrillante entusiasmo dei cantori per l'avvenuta spartizione delle camere: c'erano nuove intese e alleanze da ripensare in fretta, prima che fosse notte!
......
Il mattino era come d' attesa, appena carezzata da pensieri. Da uno, più di altri. Anzi, da uno soltanto. Il pensiero per cui eravamo venuti. Si cominciava con un concerto già alle undici, per gli anziani, fatto da ciascun coro nelle tante residenze della città. Una tradizione, un rito di tenerezza, di calore, di attenzione verso queste donne ed uomini che - si capiva - avevano anch'essi certamente cantato, da ragazzi, tra le gotiche e severe chiese di Halle i loro inni e i loro salmi .
Come dimenticare, alla fine, il loro pianto semplice, infantile e smarrito. Poi, di corsa, per le strade del centro, belle e silenziose, sotto le guglie medievali della St. Gertrud/kirche fino al rientro in ostello.
Soltanto due ore di riposo, due ore di silenzio, con le divise da ricomporre alla meglio, prima di uscire ancora a ritroso verso il delizioso nucleo storico di Halle, e il passaggio sotto le due grandi torri di Harmanns collegate in alto da un ponte, nella grande piazza del mercato.
Era l'ora del concerto più importante. La serata inaugurale del Festival, alla presenza del Ministro della Cultura.
L'arrivo e l'entrata nella Ulriche Honzert Halle, sovrastata dai due grandi e splendidi organi a canne e i minuti delle prove a disposizione sono stati per noi il momento più intenso e pregnante dell'intero viaggio in Germania. I riflettori, le gradinate in rovere del proscenio, il sorriso di accoglienza da parte di Dominik Grimm, il Direttore artistico, l'andirivieni frenetico dello staff e l' acribica cura di ogni dettaglio ci davano il segno e l'atmosfera che tutto fosse stato preparato per la musica: che la musica in quel luogo assumeva una immagine di valore intrinseco, di sacralità, di entità viva, pervasa da un senso comune di amore e dedizione. Gli altri cori da tutto il mondo andavano giungendo, via via. Era davvero una sinfonia iridescente, una orchestra di sorrisi bellissimi che sgorgavano da dentro le uniformi, una gioventù di pura luce che veniva fuori, ad ogni gesto e ad ogni suono...
L'arrivo e l'entrata nella Ulriche Honzert Halle, sovrastata dai due grandi e splendidi organi a canne e i minuti delle prove a disposizione sono stati per noi il momento più intenso e pregnante dell'intero viaggio in Germania. I riflettori, le gradinate in rovere del proscenio, il sorriso di accoglienza da parte di Dominik Grimm, il Direttore artistico, l'andirivieni frenetico dello staff e l' acribica cura di ogni dettaglio ci davano il segno e l'atmosfera che tutto fosse stato preparato per la musica: che la musica in quel luogo assumeva una immagine di valore intrinseco, di sacralità, di entità viva, pervasa da un senso comune di amore e dedizione. Gli altri cori da tutto il mondo andavano giungendo, via via. Era davvero una sinfonia iridescente, una orchestra di sorrisi bellissimi che sgorgavano da dentro le uniformi, una gioventù di pura luce che veniva fuori, ad ogni gesto e ad ogni suono...
Non dimenticheremo la nostra musica fatta quella sera, la felice consapevolezza di essere stati degni di quell'invito, la gioia di aver rappresentato, con grande successo, senza infingimenti, il nostro paese, la nostra città e il nostro Conservatorio.
Noi non vi raccontiamo ora dei giorni successivi, ugualmente pieni, intensissimi ed emozionanti; non vi raccontiamo degli incontri, delle amicizie ( un ciao affettuoso ai ns. accompagnatori Dietmar e Maxi !), del fumante profumo dei wurstel e mostarda nelle bancarelle ad ogni angolo di strada, della birra nera fatta in casa, bevuta insieme, l'ultima sera. Non vi narriamo, qui, a fondo, dell'esperienza vissuta in sintonia con ensenbles corali di meraviglioso spessore, con loro maestri ed istruttori : fra tutti Tatiana, del Coro bielorusso di Minsk, e Natalia Klimenko, di quegli angeli del Gloria Choir di Zhytomyr, in Ucraina.
.......
Dal pensiero di queste giornate, scaturisce in noi la commozione di avvertire quanto la musica sia condivisa ed amata in modo forte, sincero, assoluto, disinteressanto in tanti luoghi di questo nostro mondo; quanto, in virtù e in nome di essa, tanta gente sia disposta ed incline a rinunce e sacrifici, pur di non negarsi, ad ogni suono ripercorso, anche il solo, effimero, ineffabile incanto d' una vibrazione.
E un altro pensiero, tuttavia, pervaso da un certo senso di tristezza, ci accompagna ora, tra la memoria di questo tempo vissuto ad Halle, città nel cuore della cultura europea la cui la storia, di contro alle amare vicende della Germania divisa del dopoguerra, ha sempre affidato, nel campo della musica e dell'arte, un ruolo di illimitata dignità e rilievo.
Questa tristezza, appunto, ci viene dall'aver preso atto di quanto sia lontana e distante la Sicilia, fisicamente, geograficamente, dagli itinerari della Grande Europa. Un gap sempre difficile da colmare che nega, assai spesso, l'esigenza e il bisogno per noi di un più continuo e maggiore confronto con la vita culturale di questo nostro straordinario continente. Una condizione, questa, sulla quale noi non vorremo arrenderci, per continuare la nostra conoscenza e far schiarire i nostri sogni a nuovi obiettivi e orizzonti, sulle tracce delle cose a cui crediamo.
E ancora, per ultimo, vorremmo riportarvi un'immagine, un frammento visivo, forse il più bello, di quanto accadutoci nella sera conclusiva, in quella città che ci rimarrà nel cuore: il canto del Va pensiero al rientro a tarda sera dal ristorante, intonato a cappella da alcune tra le ragazze del nostro coro e via via dalle altre, fra il silenzio quieto delle stradine e delle case a castello, che quasi lambivano il cielo notturno. Un canto terso di giovinezza, di unità, che sapeva di epilogo, di malinconia, di avventura vissuta, che s' alzava nell'aria e svegliava gli abitanti già corsi alle finestre a salutare, ad agitare le braccia, sorpresi, gioiosi, inteneriti da quella ciurma di cantori italiani che andavano via...
Ciao, Halle. Arrivederci !
L'Hilton di Francoforte |