sabato 24 agosto 2013

Damiano Virga, il percorso di un uomo, tra cultura e poesia

Damiano Virga Pernice (1910- 1981)





Un mio breve post dedicato a Damiano Virga Pernice: medico, letterato, politico, protagonista  autentico della storia recente di Isnello,   in occasione della presentazione del suo libro di poesie
E sorgerà quell'aurora candida, pubblicato da Edizioni Arianna.




Isnello, 18 Agosto 2013














Da  “Museo   d’ombre “  di Gesualdo Bufalino:
“… Non dovremmo mai smettere  di rendere onore a quelle miscellanee, a cura di Municipi e Pro Loco  che si stampano, in  provincia, qua e là. Opere incòndite,  spesso , come  i Barbanera  e i Lunari d’una volta, ma che non  saranno mai lodate a dovere: serviranno domani,  forse, depurate dalle senili tossine della nostalgia, a chi, tra la polvere degli scaffali, non cerca soltanto i testi senza tempo dei poeti supremi, ma  fiuta il calore residuo delle esistenze che furono, le pedate furtive della storia minore, quasi sempre più maestra d’ ogni altra…  Poiché storia non è solo quella conservata negli  annali del sangue  e della forza; bensì quella legata al luogo, fisico e umano in cui ciascuno di noi  è stato educato. Storia è il gesto  con  cui s’intride il pane nella madia o si falcia il grano; storia è un nomignolo fulmineo, un proverbio  accattivante, l’inflessione  d’una voce, la sagoma d’una tegola, il ritornello  d’una canzone; tutto ciò, infine,  che reca lo stemma del lavoro e della fantasia dell’uomo…”

Ho scelto questo incantevole paragrafo da Museo d’ombre, quale preludio  possibile ad alcuni miei  brevi pensieri su Damiano Virga, protagonista autentico  nella recente  storia di Isnello.
Voglio ringraziare  la signora Magda e i suoi fratelli, oltre  ad Arianna Attinasi, mia allieva musicista ed editrice, dell’ invito affettuoso ad essere  qui.

Voi  mi scuserete  se  non sarò  all’ altezza di narrare ,  di là da poche cose,  intorno a fatti o a episodi  concreti che attengano  alla vita di quest’uomo importante.  Ma qualcosa proverò a dirla ugualmente. Poiché, come ci accade  in certi libri di racconti  e d’ avventure, dove  i personaggi  ci appaiono nella loro entità fisica,  viva, e il respiro dello loro azioni li fa assurgere  ad eroi del nostro immaginario, così la figura umana e creativa del Dottore  Virga, nel tempo, ha  finito  per esserci vicina, sempre più, lungo  le trame  e i percorsi del nostro intrinseco, profondo legame con Isnello.  Una sorta di conoscenza fatale,  imprescindibile,  trapelata man mano guardando  ai riflessi copiosi e fecondi di tante  sue idee e  iniziative, venute fuori dalla  forza entusiasta  del  suo lavoro e del suo impegno.

Ci piacerebbe conoscere tanto, del dottore. A  partire da minime cose. L’andare dei suoi passi, ad esempio; nel tragitto che portava dal suo studio di medico al Comune; oppure il suo suono di voce,  a scandire nell’aria la parola  di un saluto; e da questo,  comprendere, di lui,  il bisogno di sentirsi  vicino alla sua  gente. O piuttosto, il suo essere  poeta:  a stringere, socchiudere  gli occhi, cercando, tra il silenzio disceso da Montaspro, dai meandri di sestine o settenari, l’atteso e invocato  orizzonte di sillabe e rime…

Ciascuna di queste sue passioni meriterebbe stasera di essere qui discussa e sviscerata e, siamo certi, lontano dalla fragilità, o dal limite che accompagna l’agire  di tutti gli uomini,  troveremmo  sempre un frammento o un indizio felice,   in   lui,   per accrescergli  il senso o il tributo d’una gratitudine.

Di là dal raccogliere insieme il momento e il valore d’un libro che nasce, della sensibile attenzione dell’ editore, del puro  e assoluto slancio  da parte dei figli nel vedere  dulcis in  fundo pubblicata l’opera del  padre,  ci sembra giusto non lasciar dimenticare l’altra opera, quella non scritta, compiuta dal Virga  ad Isnello, per interi decenni  in fatto di risveglio culturale, di  rinnovata coscienza sociale, di acclamata,  febbrile ricerca dei propri cromosomi di identità.

E forse un altro ancor più rilevante messaggio che  egli ha  voluto lasciarci è legato alla  sua stessa  capacità di dialogo  e di intesa con altri uomini colti, con altri pensieri illuminati, con altre menti dischiuse,  condividendo insieme ad essi il dono  e il merito di passar oltre, talvolta,  al disagio  di aspri  e  annosi conflitti  pur di fare il bene del paese,  pur di lasciare un solco di fertile e fruttuosa risultanza al fluire dei  suoi intenti,  delle sue promesse.

Lo stessa promozione di  dialogo che oggi  tra noi ahimè,  troppe volte si è incapaci  di intessere, di costruire,  mortificando la coralità dei gesti in favore di sordidi egoismi,  o  anteponendo  ostinate resistenze  al divenire del nuovo,  e contro il nuovo brandire spesso le armi vacue e cieche del giudizio.
Di uomini  come questi si  avrebbe bisogno, ancora oggi: affinché le nostre comunità  non vengano ghermite,   ce lo ha detto il papa, dalla globalità dell’ ignavia  e dell’ indifferenza. E  i giovani vengano presi e conquistasti, per prima cosa,  dall’ insegnamento dei padri,  e  carpirne    da essi l’eredità più viva,  l’eredità degli stessi sogni, come  accadde a suo tempo al dottor Virga, col proprio  genitore, cultore anch'egli dell'arte dello scrivere.

Vorremmo solo pensare,  in una sorta di flashback, di esile gioco tra tempo e memoria,  alla tenerezza di questo déjà  vu  tra  padre e figlio, tra  don Carmelo e Damiano,  tra il genitore poeta e  il suo ragazzo. Al loro scambiarsi,  tra il rosa/tramonto della Madonia, il profumo delle metriche  e dei versi,  come frutti del  loro stesso giardino,  provenuti  dall' albero  e dai rami del loro stesso cuore …

E vorrei ora, poter ricambiare  con  piacere   al  segno di una cortesia  fattami da uno di voi figli  qualche tempo addietro,   a cui domandai la copia del manoscritto d’una poesia di vostro padre.  Una poesia  che risultò utile, anzi, indispensabile, per il mio "Canto di Maggio" Una poesia che molti, molti di noi abbiamo imparato a conoscere…




La Frottula

Tra i tanti cosi rari di sarvari
d’ì vecchi tradizioni tramuntati
una  ci nnè, ch’ è digna di cuntari
tra li cosi prisenti  e li passati…

Fròttula la chiamàru p’ì la genti
ca a  fudda e a frotti vi participava
cull’ alligrizza e l’animu ‘nnuccenti
e lu firvuri di la genti brava.

E fròttula  la chiàmanu i paisani
ca si fa prima di la pricissioni.
E’ l’ura  pi li giùvini cristiani
di diri ‘n coru preci e orazioni.

Sti  Fròttuli, ca sù sempri diversi
sunnu cumpusizioni musicali
ca sù cantàti cu l’antichi versi
a’ gloria d’ù Santuzzu di l’annali.

Grapi lu curteu ‘na fanfaredda
doppu  vennu palii e paliiceddi
E doppu arriva puru ‘a varicedda
parata cu li favi e i lavuredda.

I cantùra schirati  ‘n prima fila
vannu cantànnu lodi a lu Signuri
lu cumannanti ‘u primu versu sfila
c’u ‘nà gran vuci  e  tuttu lu sò arduri.

A’ fanfarredda sapi la so parti
e accompagna lu cantu già trascrittu
e sona cù maistrìa, sona cull’ arti
pi tuttu quantu è longu lu tragittu.

Cantannu d’accussì furrìa ‘u paisi
e cu ‘a maschiata speddinu li sona
dannu a tutti li genti già l’avvisi
ca  di la chiesa passa ‘à pricissioni. 

                                                                      
                                                                             ..
Certo,  questa sera,   convinti dall’ esser  vero  che l’arte,   più di ogni cosa,  più dello stesso pensiero,  può  e sa ricondurci al rifiorire del passato, col suo magico sacco,  col suo strascico  vivo di galassie lontane,    vorremmo  come poter  immaginare d’avere qui, sbarcato  da chissà quale navicella, l’uomo che stiamo celebrando, ricevendolo come si fa con un amico che ritorna. E  parlargli, chiedergli, condividere, dibattere,  intorno alle cose che amiamo: prima di tutte , le sorti del  nostro paese. Ne avremmo  da lui risposte  altere, non desuete; di certo miranti  all’ avvenire, dell’ uguale sostanza di chi sa foggiare o  ideare, e sa tradurre poi  il tutto nelle semplici  azioni del vivere.         

Infine, prima che egli riprendesse  il viaggio verso i pulviscoli leggeri del  Gran Carro,  saremmo lieti di riservargli una  sorpresa:  la stessa che  facciamo ora  a voi che siete qui; l’ascolto dei versi  del padre,  Don Carmelo Virga,  mentre  intessono  il loro canto, il loro Adagio  dolce,  alla Madonna:


Là dall ‘immenso empireo/ 
ove col Figlio impera/
tra lo splendor degli Angeli/
pietosa, a mane  e a sera/ 
Ella ci ascolta i palpiti e acquieta il nostro duol…


                                                                                                  Isnello, 18 Agosto 2013
    





La copertina del libro









Arianna Attinasi  introduce la presentazione del libro.
Da sx:  Magda Virga, Antonio Sottile, il Sindaco  di Isnello,  dott. Pino Mogavero,
Don  Salvatore Peri  e il prof. Salvatore Grisanti. 






Presentazione del libro, locandina







Antonio Sottile e Gloria Grisanti,: " Là dall'immenso empireo"
 








Con Magda Virga Benincasa





                                                                                   Photos by  Giusy Vacca






giovedì 22 agosto 2013

La Frottola, la fiaccolata e le luminarie dell'Assunta a Isnello.


L'Inno Sacro dell' "Ave dolce o Regina"  e  le altre antiche Frottole dedicate a Maria (Immacolata, e Madonna del Carmine)  hanno risuonato ancora quest'anno  per le chiese  e le  strade di Isnello.
Di questa magica  sera  musicale e religiosa ne ho già scritto tra queste pagine già l'anno passato (clicca:  La Festività della Vergine Assunta a Isnello ).
Il 13 Agosto scorso, le donne di questo nostro meraviglioso paesino immerso tra le alture delle Madonie hanno voluto dedicare alla Madonna anche  i segni della loro creatività manuale; ci sono  apparsi come semplici, straordinari gesti d' amore. Ve li mostriamo:
Vi riportiamo qui  anche alcuni brevi  scritti da parte dei cantori di  Anima Gentis.
A presto  anche l'audio  del brano.










   "O dolce Regina..." 

(per la Festa dell’Assunta in Isnello)




Quando il sole scolora nel mare
e la luna rivede il suo cielo
mentre ascende il silenzio alla sera
per  te o Madre alzo il canto d’amor. 
             
Ave,  o mia dolce, o Regina
Ave, o splendente candore…
Prendi il sussurro d’un cuore
che anela a esser degno di te.

Tu  che  inondi di luce  il creato
e dell’ uomo fai lieve  il peccato
non negarmi il tuo sguardo, o Signora,
che disveli ogni tua verità. 

Ave,  o mia dolce, o Regina...

                                                                                                              A. Sottile, 2012












13 agosto, sera 





Pochi giorni e la vita di un paese...                         

Ho accolto l'invito del Maestro a provare e poi eseguire la Frottola dell'Assunta e mi sono ritrovata a far parte integrante di una comunità che mi ha accolto con affetto ed entusiasmo, dal primo istante.
Porto con me il ricordo di ogni momento: i saluti di chi incontro, sconosciuta, già all'arrivo, come nei sentieri di montagna (chissà perché quest'uso non c'è al mare); l'accoglienza garbata delle suore, Salvatore sempre disponibile per un aiuto, la prima prova all'Annunziata (“vieni, proviamo la voce”  e poi l'abbraccio dei soprani e la mia voglia di far bene, Nino, fammi vedere gli spartiti, Giuseppe, le fotocopie!), zio Nicola e zia Titi' rivisti dopo anni, Nunu' e Michele nuovi amici, Tiziana, Gloria dolcissima, tutti gli altri, uno a uno…
 E poi via via, su e giù per l'acciottolato delle viuzze, per un altro impegno o un'altra prova fino alla notte del tredici. La preparazione e la cura dell'evento importante, l'abito nero e il senso di appartenenza, Maria Rosa con me,  l'affetto di Sara, la salita a Santa Maria e lo"sbalanzo"  ( l’orrido  dietro il castello )  dei miei vent'anni.
Poi la processione che  si snoda per le vie, i vicoli e i sottopassi non ancora esplorati,rischiarati dalla magia dell'uncinetto che riveste il  vetro dei  mille lumetti, qua e là, con le  loro fiammelle, vive, ineguali, d’innocente incanto..
Procediamo in fila per quattro, quasi soldati, bisogna mantenere la riga, Carmen la mano! stando attenti a non scivolare, fino alla prossima chiesa, alla prossima piazzetta dove ci fermiamo ad eseguire gli Inni... L'oro e i puttini barocchi o lo sguardo di chi sta al balcone.
Poi la musica. L'incipit del flauto solista cui segue il Tutti della banda. Il viso e i gesti sapienti del Maestro richiamano a quanto costruito nelle  prove ma ci chiedono, e ci danno, qualcosa ancora di più;  l'intonazione, oddio, vocefredda...
Il senso di condivisione è fortissimo. Il canto si eleva e suggerisce una religiosità antica. L'ultima esecuzione di nuovo lassù, tra lo splendore della chiesa  in alto, dal belvedere su Isnello illuminato, quasi un presepe.
Si ritorna sulla terra.  Dopo, pizzette , coca,  il riverbero di un dolore alle ossa dovuto all'acchianata… Risento perfino il freddo della sera che contrasta con l’ansare  caldo di questa fatica.

Grazie Coro Anima Gentis,
splendida realtà e risorsa rara di un paese.


                                                                                                          Maria Luisa Nuccio ( da Fb)












Dopo l' ultima esecuzione della Frottola ( foto Rosario  Cascio)












" E  le stelle sono state a guardare "

Chissà  a  cosa hanno pensato le stelle, stanotte... Incuriosite, saranno rimaste  a  mirare quei lumi preziosi, eleganti nei loro merletti e nastrini, adornati da mani sapienti, brillanti, tremanti,  stretti tra loro, pronti  a schiarire viuzze  e stradelle pietrose e scoscese, in vive fiammelle tra scuri stalle ed  ovili del piccolo borgo intento  a cantare...
Avranno udito, stupite, le note salire dal lungo corteo, la ciurma gioiosa di banda  e di coro, in lieta eco ad uomini, donne, vecchi, bambini. L'acchianata per tutti non è stata fatica ma  gioia di andare  a cantare o ancor meglio  a pregare in lode all'Assunta: " O dolce Regina..."
Dopo, quando tutto ha taciuto, gli strumenti, le voci, la gente  ed  il coro, spenti i lumini, tornato lo scuro, le stelle grate a "Colei che di luce  inonda il Creato", sommesse, quiete, sonnolenti,  silenti, l'une e l'altre  si saran domandate: " ma dov'era il cielo, stasera?  Forse in quel pugno di case,  laggiù..." Peccato, lì, non esserci state...
                                                                                                                 

                                                                                                   Nunù Alberti (da Fb)









...All'uncinetto
















... come  una serenata, la frottola  alla Madonna Assunta, ha riecheggiato con le sue dolci note nelle chiese di Isnello  e negli angoli più suggestivi del paese adiacenti e prospicienti le chiese più piccole. Un percorso processionale illuminato dai lumetti ricoperti dai preziosi ricami, preparati dalle abili mani delle donne isnellesi, che trasparivano la fioca luce attraverso i fori del ricamo. Il popolo orante seguiva, composto, la varetta con il simulacro della Vergine...

                                                                                                    Giuseppe Carollo (da Fb)









"...mentre ascende  il silenzio alla sera..."













... Si è svolta la Frottola in onore della Madonna Assunta per le vie di Isnello. Il percorso, illuminato da candeline colorate e lumini avvolti in centrini, si è rivelato molto suggestivo  mentre le persone che vi partecipavano hanno creato una cornice bellissima...


                                                                                           Rosario M. Cascio, (da Fb)
                                                                                                   













Le piccole luminarie e la stada attendono la Frottola 














La  varetta dell'Assunta a Santa Maria Maggiore















La gente ascolta l' Inno all'Assunta, davanti  alla chiesa del Rosario.












domenica 4 agosto 2013

Nicola Di Gesaro, espressione semplice e autentica del respiro d'un paese.

Ciao Nicola,

Queste parole e un saluto per te.
Là dove tu riposi.












Altri, come te,  nel mattino di ogni festa,  si alzeranno al pensiero che il sole rigiunga in paese,  e la banda possa fare il suo giro, e i vecchi, con le cravatte corte, scendano in piazza  a darsi il cenno di un saluto …         

Altri, come te,  busseranno coi santini in mano  a vecchie porte di straduzze e vicoli nascosti,  e l’attesa di un obolo buono , allora, diventerà  ragione di sorriso e di conquista, per ciò che ci sarà da fare …


Altri, come te,  vestiranno di buonora gli stendardi,  innalzandoli ai confini del cielo e dei tetti,  tra l’animoso agitarsi  di  nastri e campanedde; e il  loro suono,  così,  approdare tra i pensieri della gente …


Altri, come  te,   prepareranno il fuoco  per la  sera,   per una sagra da offrire ai nostri  e ai forestieri, che sappia di  profumo antico,  di minestre,  di  frittelle,  con i piatti fumanti, mani nelle mani …


Altri, come te,  inseguiranno una vaghezza del cuore,  dal pudore di tempi lontani,  lungo la strada maestra del paese, e i palpiti fermarsi  d’innanzi  a qualcosa vissuto tra i  sentieri della giovinezza …


Altri,  come te,  mostreranno l’emozione del piangere lieve,  ogni volta che un canto d’ uomini e donne si erga al tramonto,  e inneggi all’Altissimo,  e le voci si sperdano flebili per l’aria delle Madonie …


Altri, come te,  penseranno  agli archi di luce  in lode al patrono,  così che i loro mille arabeschi   diano incanto  allo sguardo dei bimbi e rendano  magiche,  vive,  le  nere ed oscure tinte della notte …


Altri, come te, saranno felici del peso greve di un Santo sulle spalle,  e,  dalla propria candida, infantile fierezza,  sospingerlo nel  commosso, dolcissimo viaggio  tra i devoti , lungo i loro sussurri di preghiere …


Altri, come te,  non sapranno abbastanza, quanto, in questo modo,  avranno reso un grande servizio d’amore ad un paese.


E allo scorrere del vivere,  dentro noi stessi.









Nicola e i suoi amici del Comitato dei festeggiamenti di San  Nicola  ad Isnello.

( fotografie del prof. Giuseppe Carollo)