giovedì 17 maggio 2012

La nostra esperienza al Festival di Halle: un viaggio indimenticabile tra la cultura musicale europea.

 

Il sentirsi lontani da tante strade...







L' immensa nave dell' Hilton " The Squaire"  all'aeroporto di  Francoforte, la più bella architettura moderna di Germania, sembrava darci il benvenuto, al mattino del due maggio. Il tempo era bello, quasi come l'avevamo lasciato in Sicilia. Giusta l'attesa di riprenderci i bagagli, con l'uguale ansia  che tutto fosse a posto. E via, verso il nord.
La valle del Meno,  già  alle nostre spalle, dava subito spazio alle foreste del Vogelsberg, lucenti di primavera, interrotte qua e là da piccoli villaggi con i tetti rossi, spioventi come lame, che parevano usciti dai disegni di un bambino.
Il grigio, ininterrotto fiume dell'autostrada ci dava il segno di una vitalità commerciale ormai desueta, da noi. Tir, pullman,  automobili con le targhe di mezz' Europa, dalla Danimarca all' Albania, viaggiavano fitti e ordinati nelle due direzioni, con le loro mete da raggiungere. Anche noi, con la nostra musica, verso il Festival, verso Halle e Lipsia;
soltanto una fitta leggera,  in qualcuno, ogni tanto, nel leggere  i cartelli di uscita: Bayreuth, Eisenach,  Weimar...
Qualche ora  di  tragitto, fino alle cinque, fino alla città di Handel.
Una cena fredda  alla tedesca (in tutti i sensi!)  ci aspettava all' albergo;  con salumi, pane nero di segale  e cetrioli,  in contrappunto quasi al fibrillante  entusiasmo dei cantori per l'avvenuta spartizione delle camere: c'erano nuove intese e alleanze da ripensare  in fretta, prima che fosse notte!
                                                            ......
Il mattino era come  d' attesa, appena carezzata da pensieri. Da uno, più di altri. Anzi, da uno soltanto. Il pensiero per cui eravamo venuti. Si cominciava con un  concerto già alle undici, per gli anziani, fatto da ciascun coro nelle tante residenze della città. Una tradizione, un rito di tenerezza, di calore, di attenzione verso queste donne ed uomini che  - si capiva - avevano anch'essi certamente cantato, da ragazzi,  tra le  gotiche e severe chiese di Halle i loro inni e i  loro salmi .
Come dimenticare, alla fine,  il loro pianto semplice, infantile e smarrito. Poi, di corsa, per le strade del centro, belle e silenziose, sotto le guglie medievali della St. Gertrud/kirche fino al rientro in ostello.
Soltanto due ore di riposo, due ore di silenzio, con le divise da ricomporre alla meglio, prima di uscire ancora a ritroso verso il delizioso nucleo storico di Halle, e il passaggio sotto le due grandi torri di Harmanns collegate in alto da un ponte, nella grande piazza del mercato.
Era l'ora del concerto più importante. La serata inaugurale del Festival, alla presenza del Ministro della Cultura.
L'arrivo e l'entrata  nella Ulriche Honzert Halle, sovrastata dai due grandi e splendidi organi a canne e  i minuti delle prove a disposizione sono stati  per noi il momento  più intenso e pregnante dell'intero viaggio in Germania. I riflettori, le gradinate in rovere  del proscenio, il sorriso di accoglienza  da parte di Dominik Grimm, il Direttore artistico, l'andirivieni frenetico dello staff e l' acribica cura  di ogni  dettaglio ci davano il segno e l'atmosfera che tutto fosse stato preparato per la musica: che la musica  in quel luogo assumeva una immagine  di valore intrinseco, di sacralità, di entità viva, pervasa da un senso comune di amore e dedizione. Gli altri cori  da tutto il mondo andavano giungendo, via via. Era davvero una sinfonia iridescente, una orchestra di sorrisi  bellissimi che sgorgavano da dentro le  uniformi, una gioventù  di pura luce che veniva  fuori, ad ogni gesto e ad ogni suono...
Non dimenticheremo la nostra musica fatta quella sera, la felice consapevolezza di essere stati degni  di quell'invito, la gioia  di aver rappresentato, con grande successo,  senza infingimenti,  il nostro paese, la nostra città e  il nostro Conservatorio.
Noi non vi raccontiamo ora dei giorni successivi, ugualmente pieni, intensissimi ed emozionanti;  non vi raccontiamo degli incontri, delle amicizie ( un ciao affettuoso ai ns. accompagnatori Dietmar e Maxi !), del fumante profumo dei wurstel e mostarda nelle bancarelle ad ogni angolo di strada,  della birra nera fatta in casa, bevuta  insieme, l'ultima sera. Non vi narriamo, qui,  a fondo,  dell'esperienza vissuta in sintonia con  ensenbles corali di meraviglioso spessore, con loro maestri ed  istruttori :  fra tutti Tatiana, del Coro bielorusso di Minsk, e Natalia Klimenko, di quegli angeli del Gloria Choir di Zhytomyr, in Ucraina. 
                                                     .......

Dal pensiero di queste giornate, scaturisce in noi la commozione di avvertire quanto la musica sia condivisa ed amata in modo forte,  sincero,  assoluto,  disinteressanto in tanti luoghi di questo nostro mondo; quanto, in  virtù e in nome di essa, tanta gente  sia disposta ed incline a rinunce e sacrifici, pur di non negarsi, ad ogni suono ripercorso, anche il solo, effimero, ineffabile  incanto d' una vibrazione.
E un altro pensiero, tuttavia, pervaso da un certo senso di tristezza, ci accompagna ora,  tra  la memoria di questo tempo vissuto ad Halle,  città nel cuore della cultura  europea la cui la storia, di contro alle amare vicende della Germania divisa del dopoguerra, ha sempre affidato, nel campo della musica e dell'arte, un ruolo di illimitata dignità e rilievo.
Questa tristezza, appunto,  ci viene dall'aver preso atto di quanto sia lontana e distante la Sicilia, fisicamente, geograficamente, dagli itinerari  della Grande Europa. Un gap sempre difficile da colmare che nega, assai spesso,  l'esigenza e il bisogno  per noi di un più continuo e maggiore confronto con la vita culturale di questo nostro straordinario continente. Una condizione, questa, sulla quale noi  non vorremo arrenderci, per continuare la nostra conoscenza e  far schiarire i nostri sogni a nuovi obiettivi e orizzonti,  sulle tracce  delle cose a cui crediamo.
E ancora, per ultimo, vorremmo riportarvi un'immagine, un frammento visivo, forse il più bello, di quanto accadutoci nella sera conclusiva, in quella città che ci rimarrà nel cuore: il canto del Va pensiero  al rientro a tarda sera  dal ristorante, intonato a cappella da alcune tra le ragazze del nostro coro e via via dalle altre,  fra il silenzio quieto delle stradine e delle case a castello, che quasi lambivano  il cielo notturno. Un canto terso di giovinezza, di unità, che sapeva di epilogo, di malinconia, di avventura vissuta, che s' alzava nell'aria e svegliava gli abitanti già corsi alle finestre a salutare, ad agitare le braccia, sorpresi, gioiosi,  inteneriti da quella ciurma di cantori italiani che andavano via...

Ciao, Halle. Arrivederci !





L'Hilton  di Francoforte




Halle, bancarella con i bratwurstel




Halle, vecchia casa